“Freschi di Catalogo”
(a cura di Tiziana Terranova e Angelo Lucini)
La Biblioteca di Spettacolo “Lino Miccichè” presenta tre nuovi titoli che si aggiungono alla già ricca collezione di film-documentario costituita da più di 300 titoli diretti tra gli altri da: Herzog, Lanzmann, Wiseman, Bertolucci, Marazzi, Di Gianni, Quatriglio, Bertozzi, Vicari, Grierson, De Antonio, De Seta, Dicillo, Godard, Moore, Segre, Antonioni, Scorsese, Ferrente, Pannone, Epstein, Mangini, Costanzo, Del Grosso, Zagarrio, Kramer, Kopple, Miccichè, Morris, Piavoli, Bellino, Zavattini, Calopresti, Crispino, Giannarelli, Vicari, Piperno, Pasolini, Marker, Carmosino.
CHE STRANO CHIAMARSI FEDERICO
di Ettore SCOLA (2013)
colore, 93 min. ca.
![](https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiMdmM0VW8sWQJgAzn2o4echMS0Z2ndqVP1h4wShqDJXYUHeI7TFxubO0YoUYunxz_66IhJ3NqVwPxVUBkW8sdv4fOmnsN36ylgPMbMBW-ccTvTmsAeQaRH8tXXQ2yBAS6GUxLwv9Shsn3O/s1600/chestrano.jpg)
L’ultimo film di Ettore Scola, Che strano chiamarsi Federico, uscito nel 2013 in occasione del ventesimo anniversario della scomparsa del maestro e genio italiano. Scritto insieme alle figlie Paola e Silvia, Scola rievoca, attraverso la voce di Vittorio Viviani in veste di narratore, con immagini di repertorio e scene di finzione, la figura e la vita di Fellini, i momenti più significativi della sua carriera, dagli esordi nel 1939 come disegnatore al Marc’Aurelio, fino all’ultimo – il settantatreesimo – compleanno del regista. I ricordi affettuosi e un po’ nostalgici di Scola vengono raccolti in questo album di memorie, tra cui spicca l’incontro tra i due registi negli anni Cinquanta, insieme agli amici Marcello Mastroianni e Alberto Sordi. Scola riporta sullo schermo un intimo omaggio all’amico, novanta minuti in cui viene ricreato il mondo e l’immaginario felliniano.
SACRO GRA
di Gianfranco ROSI (2013)
colore, 91 min.
Leone d’Oro al miglior film della 70ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 2013 e vincitore del Nastro d’Argento del 2014, Sacro GRA di Gianfranco Rosi è il film rivelazione che porta a una nuova visibilità il documentario italiano. In questo racconto non lineare in stile road movie si incontrano le esistenze più diverse ed eterogenee del Grande Raccordo Anulare di Roma: dal nobile piemontese decaduto al pescatore d’anguille, l’esperto botanico e il paramedico, le prostitute transessuali e le ragazze immagini, ai fedeli del Divino Amore. Rosi indaga su come il paesaggio umano e quello urbano si relazionano tra loro definendosi l’un l’altro, mostrano personaggi e luoghi che sembrano appartenere a una realtà cinematografica per la rappresentazione di un’umanità paradossale, assurda e imprevedibile. Alla fine del viaggio che non conduce da nessuna parte, ma proprio come l’autostrada della capitale è un girare in tondo, un ciclo che si chiude, si raccolgono le esperienze e le storie di vita di frontiera di persone normali e straordinarie.
FELICE CHI E’ DIVERSO
di Gianni AMELIO (2014)
colore, 94 min.
Gianni Amelio celebra la diversità e l’omosessualità nel film-documentario Felice chi è diverso, una raccolta di interviste a 19 uomini anziani che raccontano la loro giovinezza e la loro omosessualità tra cui si inseriscono frammenti di repertorio prese da documentari, film e programmi tv dagli anni ’40 agli anni ’70. È il racconto dell’omosessualità vissuta nella seconda metà Novecento attraverso le immagini e le parole dei giornali, da cui emerge il dolore e la sofferenza vissute durante gli anni del Fascismo, anni di ignoranza e intolleranza che oggi indignano, ma che allo stesso tempo riesce a mostrare la nostalgia degli intervistati per un passato che ha avuto i suoi momenti sorprendenti. Amelio vuole raccontare non la gioia di essere diversi dal normale ma la tolleranza della diversità in sé, ed è questo il senso del documentario raccolto nel titolo tratto dalla poesia omonima di Sandro Penna. Una questione complessa e una storia che viene dimenticata o che è stata del tutto rimossa, che si conclude con l’intervista a un adolescente che non conosce il passato e che fa riflettere su come l’amore omosessuale è qualcosa che oggi deve ancora essere accettato e normalizzato.
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