martedì 17 gennaio 2017

Erasmus exchange In Rome at Biblioteca Storia dell’arte


My name is Lenita Brodin Berggren and I come from the northern part of Sweden, Umea, who is situated about 700 kilometers north of Stockholm. During two weeks I have the opportunity to do an Erasmus exchange for staff at Biblioteca Storia dell’ arte.  It’s both interesting and educational to be able to take part of how a Library works and learn to know colleagues in a different country.


Umea University Campus                                     Photo: Jan Lindmark


Umeå University Library is the largest academic research library in the north of Sweden. Our target groups are mainly students and researchers at Umeå University, but we are open to the public as well. Umeå  University Library opened in 1965 and has about 1 500 000 printed items.

Arts Campus                           Photo: Johan Gunséus
I work at a branch Library to Umea University Library, Arts Campus Library, a Library for art, design and architecture. The library opened in 2012 and is about 100 square meters. Today we have about 4000 printed items, 100 journals, films and a material collection. The Arts Campus Library  have the same catalogue as the main Library so all our students, researchers and staff also have access to all the electronically material.


  Arts Campus Library                                                      Photo: Lenita Berggren
For some years ago I heard about the possibility to make an Erasmus exchange for staff. I contacted the international office at our University and got help with to find information in which Universities Umeå has an agreement for Erasmus exchange with. I am very interested in Italian culture so Italy was my first choice and luckily there was an agreement with the University Roma Tre. I am so fascinated by the fact that the ancient history is right under your feet’s and all around you when you are in Rome.  Of course we also have a history in Sweden but it’s of a much younger date and maybe not so visual all the time as I think it is in Rome.
During my first week here at Rome at Biblioteca Storia dell’ arte I have learnt a lot and maybe the most important is the fact that though we maybe work in different ways the main goal is the same, to make our collections visual and accessible for our students and researchers. The similarities are more than the that what’s differ between us. When I come back to my University I will hold a seminar and tell my colleagues about my time here. Whit a better knowledge about the Biblioteca Storia dell’ arte I hope our Libraries can find ways to collaborate in the future.
Lenita Brodin Berggren
Umea Universitetsbibliotek
Arts Campus Library


martedì 25 ottobre 2016

Servizio Civile Nazionale 2015/2016: considerazioni di fine percorso.


Un anno fa iniziava la nostra avventura, come volontari del Servizio Civile Nazionale, all’interno di due delle sedi della Biblioteca di Area delle Arti, tramite il progetto “La Nuova Biblioteca”, bandito dall’Università di Roma Tre. Siamo Andrea e Alessandra e nel corso di questi mesi abbiamo prestato servizio rispettivamente nella sede di Spettacolo “Lino Miccichè” e nella sede di Architettura “Enrico Mattiello”. Siamo stati subito accolti come parte integrante del personale e coinvolti sia nelle attività quotidiane che in quelle straordinarie delle nostre sedi. Il primo approccio lavorativo ci ha visti impegnati nei servizi all’utenza (prestito, consultazione, restituzione del materiale e reference) e solo in un secondo momento ci sono stati affidati compiti specifici. Nel caso della sede di Spettacolo, io, Andrea, mi sono occupato di revisione a scaffale e di catalogazione di materiale musicale del Fondo Giulio Castello, uno dei fondi principali che costituisce il patrimonio della biblioteca. Così CD di colonne sonore cinematografiche, musical, spettacoli teatrali, musica classica ed opera lirica sono ora visibili in catalogo e fruibili dagli utenti.
Io, Alessandra, mi sono occupata sia di catalogazione che di classificazione del materiale librario, in un progetto di collocazione tematica a scaffale aperto, in vista dell’imminente trasferimento della sede della biblioteca. Durante il percorso, abbiamo collaborato nelle attività di comunicazione della BAA, cioè la pagina facebook ed il blog della biblioteca.
Abbiamo inoltre affiancato quotidianamente i borsisti nella loro attività di front-office: tramite l’esperienza diretta con gli utenti ci siamo resi conto della poca consapevolezza che questi hanno delle possibilità offerte dalla biblioteca e abbiamo cercato di accorciare questa distanza con la realizzazione di un video tutorial sull’uso del discovery.
Ci riteniamo soddisfatti dell’esperienza vissuta in questi 12 mesi, per i lavori che ci sono stati affidati, che hanno implicato un certo grado di autonomia nelle decisioni che forse non tutti i nostri colleghi hanno potuto avere e che hanno implicato un notevole accrescimento delle nostre competenze lavorative. Vorremmo ringraziare il personale della biblioteca, per la accoglienza calorosa che ci è stata riservata, e la Direttrice Silvia Ruffini per la fiducia dataci e per averci coinvolto in attività che hanno valorizzato le nostre capacità e attitudini.

Andrea & Alessandra

venerdì 8 luglio 2016

Torno Subito: un lavoro di archivio alla biblioteca “Lino Miccichè”


 
Torno Subito” è il programma della Regione Lazio che finanzia interventi annuali che prevedono percorsi integrati di alta formazione e di esperienze in ambito lavorativo in contesti internazionali e nazionali. La biblioteca “Lino Miccichè” è felice di ospitare Massimo Giardino, assiduo frequentatore della biblioteca, che ha già dato un prezioso contributo con un tirocinio, svoltosi alcuni anni fa, sui dischi in vinile della collezione del Fondo Giulio Cesare Castello. Per il progetto Torno Subito, Massimo si sta occupando del Fondo Ettore Giannini, regista e sceneggiatore di spicco del mondo dello spettacolo degli anni ‘50  e ’60; per la sua natura variegata e non riconducibile esclusivamente ad una raccolta libraria, il trattamento è abbastanza complesso e fuori dagli schemi consueti. Massimo ci descriverà ora la sua esperienza in biblioteca che, ci auguriamo, possa trovare una sua prosecuzione anche dopo il termine del progetto Torno Subito.
Il Fondo Ettore Giannini (1912-1990), autore, sceneggiatore, regista teatrale, cinematografico e radiofonico, è stato donato dai suoi eredi nel 2014 alla sezione spettacolo “Lino Miccichè” della Biblioteca di Area delle Arti. Il Fondo comprende i manoscritti e i dattiloscritti di traduzioni, adattamenti, copioni di opere teatrali; soggetti, sceneggiature, adattamenti e traduzioni di opere cinematografiche; gli originali e le copie dei contratti di lavoro in ambito teatrale, cinematografico, radiofonico; la corrispondenza privata; gli appunti di lavoro, i bozzetti di scena, le fotografie di scena e private, libretti, programmi di sala, pieghevoli, e diversi materiali inerenti al lavoro di regista in ambito teatrale, cinematografico, e radiofonico. Il Fondo racchiude, inoltre, diversi documenti inediti sui progetti non realizzati da Giannini, come ad esempio l’adattamento de Il Gattopardo, il film realizzato notoriamente da Luchino Visconti. Attualmente mi sto occupando del Fondo in quanto vincitore del bando indetto dalla Regione Lazio “Torno Subito”, di cui la biblioteca “L. Miccichè” si è resa partner ospitante; il progetto con il quale ho partecipato, infatti, consiste nella sistemazione e valorizzazione dei fondi archivistici teatrali delle biblioteche della Toscana (dove ho svolto i primi 6 mesi del tirocinio) e del Lazio, con la biblioteca “Lino Miccichè”. Ho  effettuato un primo riordino dei materiali del Fondo Giannini dividendoli per macrosezioni: Teatro, Cinema, Radio, Carosello Napoletano, Corrispondenza, Fotografie,  stilando un primo inventario dei documenti presenti nelle sezioni Teatro, Cinema, Radio, Carosello Napoletano, già consultabile da studenti e studiosi. È in corso d’opera la compilazione della sezione Corrispondenza. Infine, provvederò a redigere l’inventario e la digitalizzazione della sezione fotografica del Fondo. La brevità della durata del tirocinio non mi consentirà, purtroppo,  di occuparmi del riordino e dell’inventariazione dei restanti materiali quali gli appunti di lavoro, i bozzetti di scena, i libretti, i programmi di sala, i pieghevoli.

Silvia Ruffini e Massimo Giardino

giovedì 26 maggio 2016

Le parole della biblioteca: formazione in biblioteca

Le attività di formazione in biblioteca nascono allo scopo di mettere sempre gli utenti, le persone, in grado di usare nel miglior modo possibile la struttura, i servizi e le risorse, nonché di avere chiare le proprie necessità informative e gli eventuali limiti dei servizi di informazione.
Tali attività sono di vario tipo, più o meno progettate e programmate, e spesso non visibili all’utente che ne fruisce.

Riguardo alle attività non visibili, esse consistono in una serie di azioni che sono quotidianamente messe in atto nel servizio bibliotecario: per esempio, la segnaletica che guida alla biblioteca, o gli avvisi sul funzionamento di alcuni strumenti, sono già attività che consentono di apprendere il miglior modo di usare la biblioteca stessa. A questi si aggiungono una serie di informazioni e indicazioni costantemente fornite dal personale sull’uso di bibliografie, cataloghi, database, discovery tool, portali o altri strumenti.

Le attività progettate e programmate, ben visibili, sono invece tutte quelle che riguardano i diversi livelli di
user education e di information literacy.
La user education consiste in una serie di indicazioni, sia estemporanee sia fornite nell’ambito di mini-corsi, sull’uso concreto dei mezzi e degli strumenti dell’informazione, o sull’utilizzo in generale della biblioteca. Essa può essere condotta anche tramite la messa a disposizione di depliant, guide, tutorial eccetera.
La disseminazione dell’information literacy, o ‘alfabetizzazione all’informazione’, ha una lunga tradizione, e può andare dal livello di semplici attività di assistenza degli utenti, al livello di corsi per la ricerca in biblioteca, fino al livello di corsi avanzati per la strutturazione di ricerche complesse o per la messa a punto di piani di ricerca veri e propri.

Le attività di user education e di information literacy, in sostanza, consistono in un insieme di pratiche, competenze e sensibilità che permettono al personale bibliotecario di far leva sulle diverse attitudini delle persone, per consentirgli, in base al proprio livello di preparazione, di raggiungere una certa consapevolezza dei propri bisogni informativi, e quindi di riuscire a documentarsi in modo efficace, per apprendere con attenzione e senso critico e per produrre e condividere contenuti in modo consapevole e responsabile.

In biblioteca è da sempre diffuso lo spirito del miglioramento dell’accesso alle risorse dell’informazione e della conoscenza. Questo è strettamente collegato allo spirito della diffusione dell’informazione verso tutte le persone, tutti i livelli della società, tutte le società, in stretto rapporto con i progressi delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, affinché organizzazioni culturali e nuove tecnologie insieme possano realmente contribuire allo sviluppo, per ogni cittadino, della possibilità di esercitare i diritti civili, politici, economici, sociali e culturali.
In tale direzione si muove la Lyon declaration, lanciata dall’International Federation of Library Associations (IFLA) in agosto 2014.

A questo spirito sociale è collegata l’opportuna implementazione, ma anche la necessaria ‘didattica’, di ogni nuovo o vecchio strumento messo a disposizione dalle biblioteche. Ogni biblioteca, dunque, dovrà preoccuparsi non solo di recepire nel modo più adeguato i nuovi strumenti, ma anche di stabilire e insegnare agli utenti le potenzialità e l’utilità dei nuovi strumenti in rapporto a quelli tradizionali, di spiegare loro le differenze che li fanno restare distinti per distinti scopi, così come di spiegare le strategie di ricerca, la valutazione critica dei risultati, e i rischi dell’eccessiva disintermediazione.

In questo sono indispensabili le attività di user education e information literacy. Si tratta di attività primarie, distintive e qualificanti della biblioteca, come metodo di educazione all’uso e alla valutazione di tutti gli strumenti di ricerca, e soprattutto per l’educazione alla valutazione delle risorse da essi raggiunte, allo scopo di guidare le persone verso i vantaggi dei nuovi metodi e sistemi di  ricerca e scoperta, nonché per educare al ‘pensiero critico’ riguardo ai risultati ottenuti spesso con troppa facilità.
Si tratta, infine, di renderle coscienti le persone, anche al di fuori delle biblioteche, nella società di cui sono parte, delle criticità e degli svantaggi impliciti di atteggiamenti e comportamenti non ben consapevoli durante la navigazione nell’universo dell’informazione e, ancor più, della conoscenza.

 
Pinocchio viene arrestato da due carabinieri
(illustrazione di Carlo Chiostri, dal libro di Carlo Collodi Le avventure di Pinocchio, Bemporad, 1901)

Nel definire il sistema adatto per ‘insegnare’ alle persone come trovare un punto di vista sull’universo dell’informazione e della conoscenza, è impossibile non notare i cambiamenti e le evoluzioni continue dell’information literacy in generale collegati allo sviluppo tecnologico della società.
La tendenza più evidente è il superamento della gerarchia tradizionale delle fonti dell’informazione, la caduta del senso di maggior rispetto per fonti classicamente deputate a sostenere lo sviluppo delle conoscenze, come quelle delle biblioteche, per rivolgersi direttamente, senza sentire il bisogno di ‘assistenza’ e mediazione, alle infinite fonti e risorse accessibili tramite il Web.
In questo universo interattivo, accessibile e amichevole sono pur sempre necessarie competenze e abilità specifiche per trattare gli strumenti informativi e le informazioni stesse, ma nulla che non sia raggiungibile dalle persone da autodidatte o insieme ad altri ‘pari’.

Nei suoi circa quaranta anni di tradizione, l’information literacy di cui si sono fatte carico le biblioteche ha sempre mirato a dare alle persone le necessarie competenze per applicare le risorse informative nelle proprie attività, per essere in grado di utilizzare i diversi strumenti primari dell’informazione, in particolare cataloghi, banche dati, e altri generi di affidabili strumenti.
Gli sviluppi del Web a cui abbiamo assistito soprattutto nell’ultimo decennio, in ogni caso, impongono di ripensare l’informazione come un flusso continuo e dinamico, prevasivo, che non può essere semplicemente archiviato in un classico ‘silos’ di dati in attesa di essere recuperato, né quantitativamente né tantomeno per le sue nuove qualità di aggiornamento e sviluppo.

L’apprendimento delle tecnologie digitali non è legato solo all’informazione, ovviamente, ed è considerato sempre più determinante per lo sviluppo delle conoscenze, delle capacità e della libertà dei cittadini. Importanti organismi internazionali come l’IFLA, l’Unesco, l’Unione europea, o anche l’American Library Association (ALA), hanno inserito la digital literacy, competenza ancora più ampia dell’information literacy, al centro di numerosi progetti, riservando alle biblioteche un ruolo importante per la sua realizzazione, che può giungere ad ampliare ancora il concetto di competenza fino alla Information and media literacy (IML), che indica non solo la capacità di valutare i contenuti informativi, ma anche quella di crearli padroneggiando i diversi strumenti che hanno tale funzione.
Oltre a ciò, in Italia, il Piano Nazionale per la scuola digitale pubblicato nel 2015 (riferito alla legge107/2015, detta ‘la buona scuola’) considera information literacy e digital literacy competenze essenziali per la popolazione del Ventunesimo secolo, da fornire a partire dalle biblioteche scolastiche.

Limitando la discussione alle biblioteche accademiche e degli istituti di ricerca, questi principi si approfondiscono e diventano ancora più determinanti. L’information literacy accademica è tenuta a seguire gli sviluppi e gli aggiornamenti delle metodologie della ricerca, che a loro volta seguono gli sviluppi tecnologici, in modo da conferire più potere ai ricercatori e agli studenti delle università, nonché agli studiosi in genere.

La discussione sull’accoglimento di nuovi e potenti strumenti quali i discovery tool, dunque, e la conseguente maggiore attenzione all’istruzione delle persone che li devono usare, inizia presto nell’ambito delle biblioteche accademiche e di ricerca.
L’information literacy è l’anello di congiunzione delle questioni e la loro soluzione, in quanto solo comprendendo bene i vantaggi e i limiti dei nuovi strumenti, i bibliotecari possono essere in grado di integrarli perfettamente nei servizi per la ricerca e in tal modo proporli e spiegarli ai ricercatori.
Nello stesso ambito accademico, l’information literacy deve avere gradi diversi quando non indirizzata in generale agli studenti, ma riguarda ricercatori di professione, docenti, dottori di ricerca, impegnati nello sviluppo di teorie ed esperimenti.

Ferme restando le differenze individuali tra persone più o meno predisposte all’approfondimento critico del loro agire pratico e intellettuale, un’accurata riflessione sulla rinnovata situazione tecnologica delle biblioteche e del loro contesto sociale, e la conseguente predisposizione di un adeguato percorso di istruzione all’information literacy, possono aiutare la comunità che si rivolge alle biblioteche, e non solo a quelle accademiche, a trovare e utilizzare quel potere che la conoscenza fornisce per agire in funzione dello sviluppo, del progresso e del benessere, individuale e della società intera.

L’impegno delle biblioteche accademiche nell’organizzazione di attività di formazione è stato mappato da un gruppo di lavoro dell’Università Sapienza di Roma: User education e information literacy nelle biblioteche accademiche italiane.
 
Riguardo all’attività di formazione delle biblioteche di diversa tipologia, si può consultare la pagina web del Gruppo di studio sulla information literacy dell’Associazione italiana biblioteche (AIB).


lunedì 9 maggio 2016

Architettura come arte funzionale


Amate l'architettura. L'architettura è un cristallo di Gio Ponti è un libro-breviario che, proprio a partire dalla stessa forma del testo, ci aiuta a guardare in maniera reverenziale all'architettura, come se ci trovassimo davanti a qualcosa di divino.
Ed è questo che trasmettono le parole «l'Architettura è un cristallo», non semplici edifici, ma Arte, immutabile e vera e limpida, come un cristallo appunto.
Il libro è stato ristampato di recente nella sua edizione integrale in due volumi, uno di testo vero e proprio e l'altro di interessanti documenti, disegni e corrispondenza con gli editori, il che ci aiuta a capire come questo libro sia stato un lavoro progressivo e «sempre nuovo» come dice nelle prime pagine l'autore stesso, un libro che ogni volta che lo si apre ha qualcosa di nuovo da comunicarci, attraverso sentenze precise e finite che ci ricordano come dev'essere la bella architettura, con tutte le qualità di una vera opera d'arte indirizzata all'uomo e al suo modo di stare nel mondo. Perché la passione per l'architettura non può prescindere dall'amore per l'umano e il sociale ed è l'espressione di quest'amore a creare la vera architettura.
Lunghi e complessi sono i pensieri in questo senso, che attraversano questo libro e, per quanto alcuni possano sembrare ormai distanti da noi e dal pensare dei nostri giorni, continuano a trasmetterci quella fermezza, passione e dedizione che invece è proprio quello di cui, ai giorni nostri, abbiamo più bisogno.
È un libro dunque costituito di pensieri, vecchi e nuovi, che anche ripetendosi definiscono un'idea di architettura chiara e multiforme che ricerca in ogni campo una compiutezza perfetta, quell'equilibrio in cui il progettista ha dato tutto ciò che il progetto stesso gli richiedeva e niente di più. Come dice lui stesso: «Obbedire all'edificio [...] l'opera va manifestando le sue esigenze che sono di essenzialità, unità, verità, originalità, rappresentatività, coerenza […] esigenze che debbono essere ascoltate, interpretate ed obbedite, cioè espresse».

Sarah Campi - Studentessa di Architettura

lunedì 2 maggio 2016

STAZIONE SPAZIALE K-9 (Battle Beyond the Sun)



Freschi di catalogo

STAZIONE SPAZIALE K-9
(Battle Beyond the Sun)
Francis Ford Coppola, 1959
(di Nicolas Bilchi)
Stazione spaziale K-9 (Battle Beyond the sun) titolo alternativo: Nevo zovyot
Urss, Usa, 1959 ; regia di Aleksandr Kozyr, Mikhail Karyuokov e Francis Ford Coppola
produttore: Dovzhenko Film Studios
1 DVD (77 min., colore ; versione originale inglese (Dolby Digital 2.0) con sottotitoli in italiano
cast: Ivan Pereverzev, Aleksandr Shvorin ... [et al.]
ediz. Enjoy movies
 
La storia di Stazione spaziale K-9 (Battle Beyond the Sun) è un vero mistero: nel 1959 la Dovzhenko Film Studios, casa di produzione cinematografica sovietica, produce il film Nevo Zovyot, per la regia di Aleksandr Kozyr e Mikhail Karyuokov.

Negli anni della corsa allo spazio, l’URSS decide di portare in sala un film che mette in scena direttamente il conflitto, con palesi intenti propagandistici.

Il sovietico Gagarin
primo uomo nello spazio
Ma qui le cose iniziano a confondersi. Data la scarsità di informazioni sugli eventi che seguirono, sappiamo solo che nel 1962 Roger Corman acquistò i diritti sul film (ma solo sulla versione straniera? o sul film tout court?) e ne operò il rimaneggiamento totale, affidando la supervisione del lavoro ad un allora esordiente Francis Ford Coppola che, tra l’altro, si firma alla regia con uno pseudonimo, Thomas Colchart. Il film viene completamente stravolto: tagliato di oltre 11 minuti rispetto alla versione originale sovietica, ridoppiato e privato di tutti i riferimenti diretti alla Guerra Fredda, Stazione Spaziale K-9 si trasforma, e questo è forse il cambiamento più importante, da film di propaganda filosovietica in opera fantascientifica di respiro pacifista e universalista.
 
 
 
Ambientato in un futuro ipotetico in cui il mondo è diviso a livello geopolitico tra emisfero Nord e Sud (una chiara metafora dell’assetto bipolare), due squadre di astronauti competono per raggiungere Marte ma poi, quando una delle due è messa in pericolo dall’aver orbitato troppo vicino al Sole, l’altra interviene in suo soccorso, rinunciando al compimento della missione con questo gesto di fratellanza.
Il totale stravolgimento della trama, più la difficoltà di reperire la versione originale del film, rende molto arduo un lavoro di ricostruzione filologica.
Per esempio, si resta nella curiosità di capire quali scene appartengono alla mano di Kozyr o Karyuokov e quali invece sono state girate di primo pugno da Coppola (sequenze che rappresenterebbero il primissimo coinvolgimento del regista nella pratica del cinema), mentre non abbiamo dubbi che nella presenza dei mostri di cartapesta vi sia l’inconfondibile “tocco” di Corman.
Il ridoppiaggio e il cambiamento di tutti i nomi dei personaggi e dei luoghi rende altrettanto difficile individuare le tracce dell’ideologia sovietica all’interno del film; e colpisce anche l’adozione di un discorso politico pacifista, più vicino alla strategia della distensione di Kruscev che all’intolleranza del maccartismo e delle liste nere, che aveva avuto un’enorme effetto sulla società statunitense e sul cinema di Hollywood nel periodo del boom della fantascienza degli anni ’50. Con questa strano film nato da un film preesistente Corman-Coppola, il maestro e l’allievo, si legano significativamente più alla tradizione nobile della fantascienza nordamericana del periodo, alla Jack Arnold (Destinazione… Terra!, Radiazioni BX: distruzione uomo), rispetto alla maggior parte dei film del genere prodotti negli studios della Paramount e della Universal.
Stazione spaziale K-9 di recente acquisizione per la Biblioteca delle Arti - sez. Spettacolo "Lino Miccichè", è uno dei titoli firmati da Francis Ford Coppola presenti nella filmografia del regista posseduta dalla Lino Miccichè per il prestito o la consultazione.
1959 - Stazione spaziale K-9 (Battle Beyond the Sun)
1963 - Terrore alla 13° ora (Dementia 13)
1968 - Sulle ali dell’arcobaleno (Finian’s rainbow)
1972 - Il Padrino (The godfather)
1974 - Il Padrino parte II (The godfather: part II)
1974 - La conversazione (The conversation) (anche blu-ray disc)
1979 - Apocalypse now (anche blu-ray disc)
1981 - Un sogno lungo un giorno (One from the hearth)
1983 - I ragazzi della 56° strada (The outsiders)
1983 - Rusty il selvaggio (Rumble fish)
1984 - Cotton club
1986 - Peggy Sue si è sposata (Peggy Sue got married)
1987 - Giardini di pietra (Gardens of stone)
1989 - New York stories
           episodio: La vita senza Zoe (Life without Zoe)
1990 - Il padrino parte III (The godfather: part III)
1992 - Dracula di Bram Stoker (Dracula)
1997 - L’uomo della pioggia (The rainmaker)
2000 - Apocalypse now redux (anche blu-ray disc)
2007 - Un’altra giovinezza (Youth without youth)
2009 - Segreti di famiglia (Tetro)                         


giovedì 17 marzo 2016

Vernici in Arcadia

Nel febbraio 2012 veniva presentato, presso la sezione Luigi Grassi, il volume Vernici, curato dalle colleghe Simona Battisti e Piera Storari, da Lorenzo Cantatore (docente a Roma Tre), ma con l'importante contributo della volontaria civile Ilaria Sferrazza. Ora il volume è stato inserito in Arcadia, l'Archvio aperto di Ateneo, dove è possibile consultare liberamente anche il CD allegato. Per capire meglio di cosa si tratta vorrei riproporre il post che proprio Ilaria scrisse quattro anni fa.


Vernici! (di Ilaria Sferrazza)

Quando ho iniziato il Servizio Civile nella Biblioteca di Storia dell'Arte "Luigi Grassi", nel lontano Gennaio del 2010, non avrei mai pensato che il progetto proposto dalla mia OLP Simona Battisti, allora responsabile della Biblioteca, si sarebbe trasformato in un libro della collana "Libri in Cattedra", in una collaborazione con docenti dell'Università, in un'intervista-incontro con il Prof. Bruno Toscano e nell'organizzazione di un'esposizione del materiale per la presentazione del libro stesso. Si trattava inizialmente di sistemare un fondo di materiale molto particolare, dono del Prof. Lorenzo Cantatore, una raccolta che lo zio Walter Cantatore, noto gallerista, aveva conservato nel corso degli anni che da qualche tempo era giunto ad arricchire le raccolte della biblioteca stessa. A questo si aggiungeva del materiale simile precedentemente posseduto dalla biblioteca che richiedeva lo stesso tipo di lavoro. È iniziato così un lungo percorso di valutazione, catalogazione, montaggio di scatole, inventariazione che piano piano è giunto a conclusione e nel frattempo è diventato per me, e non solo, qualcosa di molto più grande.
Ci abbiamo messo un po' di tempo prima di avere tra le mani il frutto del nostro lavoro, di scorrere le pagine di Vernici, è così che si chiama, e vedere le nostre idee e progetti compiuti in un bellissimo volumetto composto da immagini, artisti, racconti, accompagnato da un cd graficamente entusiasmante e utile strumento di lavoro per accostarsi a questa particolare collezione della Biblioteca.
Vernici ha finalmente visto la luce e vogliamo presentarlo nel luogo in cui è nato, insieme ad una selezione delle brochures, degli inviti, dei cataloghi che sono stati oggetto specifico della prima parte del lavoro e che, ci auguriamo, potranno essere occasione di studi futuri.
Colgo l'occasione per ringraziare le persone che mi hanno coinvolto in questa avventura e che con il loro lavoro, aiuto e partecipazione si sono adoperate per la sua ottima riuscita.

 
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