di Jean-Luc Godard:
Le gai savoir (La gaia scienza) : Francia,
1969, francese con
sott.li italiani/colore/88 min.
Soigne ta droite (Cura la tua destra) : Francia-Svizzera, 1987, francese, italiano, sott.li
italiani/colore/82 min.
Sauve qui peut
(la vie) - Si salvi chi può (la vita) : Francia-Svizzera, 1980, sott.li
italiani/colore/85 min.
Con questi
tre titoli, della collana edita dalla Ripley's Home Video dedicata ai film di Jean-Luc Godard, si intende inaugurare una nuova fase
della rubrica dedicata alle nuove accessioni del catalogo audiovisi della Biblioteca dello spettacolo "Lino Miccichè". La raccolta, nel
tempo, grazie all’attività di ricerca
dei docenti, agli interessi degli studenti,
ed alla vocazione
documentaria del bibliotecario, si è evoluta sia nei supporti che nei
contenuti. Recente è la
dismissione del nucleo storico su VHS della videoteca, un supporto diventato ormai obsoleto,
sostituito nella quasi totalità, dal supporto DVD. Una piccola
sezione, in espansione, ospita ora il nuovo formato Blu-ray Disc (BRD) che permette una
fruizione in Alta Definizione con un corredo di contenuti davvero notevoli. La collezione ha
ormai superato le 5700 unità su supporto DVD, con titoli che riguardano la storia del
cinema, la prosa, il teatro lirico e la danza. Con cadenza mensile, verranno postati gli elaborati dei nostri studenti, che vorranno cimentarsi con una loro recensione.
Ciò è possibile a patto di rapportarsi con le cose per quello che sono: inafferrabili e sempre cangianti di senso. Il significato che comunemente viene dato loro, magari per ragioni di praticità, non ha valore assoluto anzi in realtà è ben caduco: nessuna parola o simbolo o segno che si riferisca a un oggetto rende giustizia di ciò che l'oggetto stesso sia in sé, nell' incomunicabilità di oggetto che gli è propria. Per queste ragioni, in un certo senso per far “provare” cosa sia il vivere, Godard si serve dei modelli strutturali della dialettica per analizzarli e mostrarne i punti di rottura, vale a dire i casi che ne rivelano i limiti e determinano l'apertura di un sistema apparentemente chiuso. Proprio in tali aperture si cela il mistero di quanto non può essere detto ( si pensi a tal proposito anche ai dodici minuti di schermo nero o ai momenti di immagine senza suono ne Le gai savoir (La gaia scienza). Ecco allora che proprio l'Emilio Jean -Pierre Léaud passa dalle pagine di Rousseau alle grinfie di Nietzsche e viene trapiantato nel XX secolo, sempre ne La gaia scienza . Ecco che Sauve qui peut (la vie) (Si salvi chi può (la vita)) ci dimostra, narrando una sorta di esperienza autobiografica dell'autore, come il fondamento non sia alla base delle cose ma le determini al contrario incombendo su di loro dall'alto. Ecco che, sempre su questa via, le immagini di Soigne ta droite (Cura la tua destra) si connotano (come, del resto, tutti i film dell'autore) in termini politici mostrando, senza peli sulla lingua, la nostra società simulacrale che ha definitivamente abbandonato il concetto di distinzione tra copia e originale ma che non si è rivelata in grado di elaborare il lutto di tale perdita e ha finito col produrre mostri le cui sole smorfie facciali sono in grado di far impallidire i lupi.
Il catalogo della nostra biblioteca si arricchisce con tre
titoli di un maestro del cinema del calibro di Jean-Luc Godard. Questi tre film
possono benissimo considerarsi tasselli di un'opera macroscopica, vale a dire
l'intera filmografia del regista, restando fedeli a un principio valido per
ogni autore che si rispetti. Le ambizioni sono sempre altissime: gli elementi
del linguaggio cinematografico si condensano al fine di elevare l'oggetto “pellicola” al rango di opera d'arte. Lo stile
innovativo di uno degli autori più ricchi
di inventiva della Nouvelle Vague cattura lo spettatore anche grazie ad
una massiccia dose di arguta e sottile ironia. Giocoforza l'elemento di maggior
interesse dei film è da ricercarsi nella continua
evoluzione dello stile e, di pari passo, della ricerca dell'autore. L'obiettivo
(anche dichiarato esplicitamente) è pervenire al tempo fuori da ogni
cardine di misurazione, alla possibilità di
rapportarsi al mondo e ai suoi oggetti senza alcun principio che determini
pregiudizi nella nostra percezione o, con maggior esattezza, vivere nel vero
senso della parola, accedendo
all'indicibile, cioè a quanto non
può essere trasmissibile ma
esclusivamente esperibile.
Ciò è possibile a patto di rapportarsi con le cose per quello che sono: inafferrabili e sempre cangianti di senso. Il significato che comunemente viene dato loro, magari per ragioni di praticità, non ha valore assoluto anzi in realtà è ben caduco: nessuna parola o simbolo o segno che si riferisca a un oggetto rende giustizia di ciò che l'oggetto stesso sia in sé, nell' incomunicabilità di oggetto che gli è propria. Per queste ragioni, in un certo senso per far “provare” cosa sia il vivere, Godard si serve dei modelli strutturali della dialettica per analizzarli e mostrarne i punti di rottura, vale a dire i casi che ne rivelano i limiti e determinano l'apertura di un sistema apparentemente chiuso. Proprio in tali aperture si cela il mistero di quanto non può essere detto ( si pensi a tal proposito anche ai dodici minuti di schermo nero o ai momenti di immagine senza suono ne Le gai savoir (La gaia scienza). Ecco allora che proprio l'Emilio Jean -Pierre Léaud passa dalle pagine di Rousseau alle grinfie di Nietzsche e viene trapiantato nel XX secolo, sempre ne La gaia scienza . Ecco che Sauve qui peut (la vie) (Si salvi chi può (la vita)) ci dimostra, narrando una sorta di esperienza autobiografica dell'autore, come il fondamento non sia alla base delle cose ma le determini al contrario incombendo su di loro dall'alto. Ecco che, sempre su questa via, le immagini di Soigne ta droite (Cura la tua destra) si connotano (come, del resto, tutti i film dell'autore) in termini politici mostrando, senza peli sulla lingua, la nostra società simulacrale che ha definitivamente abbandonato il concetto di distinzione tra copia e originale ma che non si è rivelata in grado di elaborare il lutto di tale perdita e ha finito col produrre mostri le cui sole smorfie facciali sono in grado di far impallidire i lupi.
0 commenti:
Posta un commento