Il reference è argomento complesso, innanzitutto da un punto di vista
definitorio: non esiste una traduzione esaustiva del termine nella nostra
lingua. Per
semplificazione possiamo affermare che in biblioteconomia il reference (termine di derivazione anglosassone)
indica le attività di consulenza, informazione e orientamento che i
bibliotecari svolgono a favore degli utenti delle biblioteche. Non è una
traduzione impeccabile ma rende l’idea di un’attività che, forse, può essere
compresa appieno solo ripercorrendone, anche sommariamente, la genesi e
l’evoluzione.
Il servizio di reference ricopre un ruolo fondamentale nella
professione bibliotecaria moderna; la sua importanza è stata in costante
incremento da quando Samuel Swett Green, uno dei fondatori della American
Library Association, nel 1876 riconobbe la necessità che una forma di
assistenza nelle ricerche fosse fornita all’utenza da parte della biblioteca e ne
individuò, con estrema puntualità, gli aspetti pregnanti: tempistica, modalità
di svolgimento e contenuti.Da allora in poi iniziò a delinearsi un modello di biblioteca affrancato dalla sola funzione conservativa che aveva svolto fino ad allora per assumerne, parallelamente, una nuova legata alla fruizione del materiale conservato da parte di un’utenza informata.
A proseguire questa rivoluzione funzionale Shiyali Ramamrita Ranganathan, bibliotecario indiano, noto tra le altre cose per la formulazione delle cinque leggi che pose a fondamento del suo pensiero biblioteconomico. Ranganathan ha impostato le basi concettuali del suo studio, da un punto di vista teorico e pratico, sul reference service, influenzato anche dall’attività di insegnamento svolta prima di diventare bibliotecario. Il reference è da lui considerato come un servizio cucito sulle esigenze di ricerca dell’utente, al fine di fornire libri e documenti collocati negli scaffali a disposizione dei lettori e organizzati per classi.
Di grande importanza fu anche la bibliografia repertoriale, che
fornisce le indicazioni per la scelta dei repertori bibliografici
indispensabili.
Il servizio di informazione bibliografica, evolvendosi nel tempo,
rese accessibili all’utente, anche con il supporto del bibliotecario addetto a
questo servizio, i cataloghi on-line (gli OPAC) e le basi dati disponibili su
supporto fisso o in rete.
Essendo
cucito sull’utente, con il mutare delle esigenze di quest’ultimo e con
l’evoluzione della società dell’informazione, il servizio di reference si è
dovuto rimodellare sulla scia di questi rinnovati bisogni informativi, non solo
degli utenti che frequentano le biblioteche ma anche degli utenti remoti, che quindi
usufruiscono dei servizi bibliotecari da casa.
I
servizi di reference a distanza, definiti con termini quali virtual reference, digital reference, e-reference ecc., sono utilizzati dai bibliotecari per accompagnare
gli utenti remoti nella consultazione di OPAC, banche dati o per indirizzarli
nella ricerca di documenti utili alla loro specifica ricerca.
Ulteriore
evoluzione sono i Virtual reference desk (VRD), repertori di
fonti informative curati dai bibliotecari e liberamente utilizzabili on-line
dagli utenti remoti attraverso il sito della biblioteca.
Cambiano
le modalità nell’erogazione del reference, costante il fine: aiutare l’utente a
“incontrare” i libri di cui necessita.
La
suprema realizzazione dello scopo della biblioteca consiste nel garantire
massima diffusione ai libri di qualità […] che aprono orizzonti più ampi della materia
che trattano apparentemente, stimolano l’immaginazione a meditare sul fine
ultimo dell’esistenza, danno forma al profondo e inespresso bisogno della fede
e lo trasformano nel flusso dell’esistenza stessa.
(S.R. Ranganathan)
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