giovedì 16 luglio 2015

Le parole della biblioteca: reference


Il reference è argomento complesso, innanzitutto da un punto di vista definitorio: non esiste una traduzione esaustiva del termine nella nostra lingua. Per semplificazione possiamo affermare che in biblioteconomia il reference (termine di derivazione anglosassone) indica le attività di consulenza, informazione e orientamento che i bibliotecari svolgono a favore degli utenti delle biblioteche. Non è una traduzione impeccabile ma rende l’idea di un’attività che, forse, può essere compresa appieno solo ripercorrendone, anche sommariamente, la genesi e l’evoluzione.
Il servizio di reference ricopre un ruolo fondamentale nella professione bibliotecaria moderna; la sua importanza è stata in costante incremento da quando Samuel Swett Green, uno dei fondatori della American Library Association, nel 1876 riconobbe la necessità che una forma di assistenza nelle ricerche fosse fornita all’utenza da parte della biblioteca e ne individuò, con estrema puntualità, gli aspetti pregnanti: tempistica, modalità di svolgimento e contenuti.
Da allora in poi iniziò a delinearsi un modello di biblioteca affrancato dalla sola funzione conservativa che aveva svolto fino ad allora per assumerne, parallelamente, una nuova legata alla fruizione del materiale conservato da parte di un’utenza informata.


A proseguire questa rivoluzione funzionale Shiyali Ramamrita Ranganathan, bibliotecario indiano, noto tra le altre cose per la formulazione delle cinque leggi che pose a fondamento del suo pensiero biblioteconomico. Ranganathan ha impostato le basi concettuali del suo studio, da un punto di vista teorico e pratico, sul reference service, influenzato anche dall’attività di insegnamento svolta prima di diventare bibliotecario.
Il reference è da lui considerato come un servizio cucito sulle esigenze di ricerca dell’utente, al fine di fornire libri e documenti collocati negli scaffali a disposizione dei lettori e organizzati per classi.
Di grande importanza fu anche la bibliografia repertoriale, che fornisce le indicazioni per la scelta dei repertori bibliografici indispensabili.
Il servizio di informazione bibliografica, evolvendosi nel tempo, rese accessibili all’utente, anche con il supporto del bibliotecario addetto a questo servizio, i cataloghi on-line (gli OPAC) e le basi dati disponibili su supporto fisso o in rete.
 
 

Essendo cucito sull’utente, con il mutare delle esigenze di quest’ultimo e con l’evoluzione della società dell’informazione, il servizio di reference si è dovuto rimodellare sulla scia di questi rinnovati bisogni informativi, non solo degli utenti che frequentano le biblioteche ma anche degli utenti remoti, che quindi usufruiscono dei servizi bibliotecari da casa.
I servizi di reference a distanza, definiti con termini quali virtual reference, digital reference, e-reference ecc., sono utilizzati dai bibliotecari per accompagnare gli utenti remoti nella consultazione di OPAC, banche dati o per indirizzarli nella ricerca di documenti utili alla loro specifica ricerca.
Ulteriore evoluzione sono i Virtual reference desk (VRD), repertori di fonti informative curati dai bibliotecari e liberamente utilizzabili on-line dagli utenti remoti attraverso il sito della biblioteca.
Cambiano le modalità nell’erogazione del reference, costante il fine: aiutare l’utente a “incontrare” i libri di cui necessita.
La suprema realizzazione dello scopo della biblioteca consiste nel garantire massima diffusione ai libri di qualità […] che aprono orizzonti più ampi della materia che trattano apparentemente, stimolano l’immaginazione a meditare sul fine ultimo dell’esistenza, danno forma al profondo e inespresso bisogno della fede e lo trasformano nel flusso dell’esistenza stessa.
(S.R. Ranganathan)
 
 

 

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