Nell’ultimo decennio le risorse
elettroniche hanno avuto uno sviluppo vorticoso – in tutti i sensi: diffusione,
qualità, perfezionamento tecnico, interesse delle persone… Negli ultimi cinque
anni di questa decade lo sviluppo è stato ancora più vertiginoso che nei primi
cinque.
Fino a qualche tempo fa era utile
distinguere tra risorse elettroniche ad accesso locale e risorse elettroniche
ad accesso remoto: le prime erano quelle registrate su CD o DVD, e indicavano
qualcosa di materialmente posseduto dalla biblioteca, certo, catalogabile e
affidabile; le altre erano risorse a cui la biblioteca accedeva soltanto, non
sempre acquistate, considerate volatili e poco affidabili.
Oggi questa distinzione ha meno
senso, come ha meno senso la distinzione tra ‘possesso’ e ‘accesso’, rispetto
alla grande disponibilità della quantità di risorse messe a disposizione dalle
biblioteche – digitali e non, bibliografiche e non. Le risorse elettroniche che
la biblioteca rende disponibili sono quelle da essa selezionate, per cui viene mediato
e garantito l’accesso, acquistate o meno che siano, e anche in caso di acquisto
del servizio di accesso si preferisce sempre che la risorsa sia online, e non
vicolata al luogo e agli orari della biblioteca. Ciò, comunque, comporta che dal
punto di vista dell’accesso la risorsa possa variare anche inaspettatamente, e che
dal punto di vista gestionale debba essere trattata come servizio e non più
come bene inventariabile.
Secondo i nuovi principi, è
diventato riduttivo anche l’uso del termine ‘documento’, termine che più di vent’anni
fa sostituì la parola ‘libro’ per indicare gli oggetti su cui è registrata la conoscenza
gestiti dalle biblioteche. La parola che meglio indica i nuovi mezzi di
registrazione e diffusione dell’informazione e della cultura è ‘risorsa’. La
risorsa è un oggetto di trasmissione della conoscenza che può essere di
biblioteca, di archivio, di museo, del Web eccetera. Al più, in biblioteca si
può parlare di ‘risorsa bibliografica’.
Le risorse elettroniche bibliografiche
sono tipicamente e-journal, e-book, database, ma anche archivi open access,
repository istituzionali, e alcune tipologie di blog, siti web e risorse social
che nella sostanza culturale si avvicinano alle precedenti più tipiche
categorie di risorse bibliografiche.
Tutto questo costituisce il vasto
e mutevole patrimonio delle sempre più diffuse ‘biblioteche digitali’. Le
biblioteche digitali si stanno innestando quasi senza soluzione di continuità
nell’organizzazione delle biblioteche attuali, già da anni definite ‘ibride’,
che trattano, gestiscono e mediano una quantità sempre maggiore di risorse
digitali.
Nelle nuove metodologie di ricerca e di studio si tende a non distinguere più la provenienza delle risorse informative e di conoscenza, e ogni oggetto culturale è valutato per se stesso e per il valore che può avere in relazione allo studio generale che si sta compiendo. Ciò ha contribito molto in direzione della ‘omogeneizzazione’ tra le diverse tipologie di risorse, portando anche alla costruzione di sistemi di ricerca onnicomprensivi, come i discovery tool, o i browser semantici per i linked data.
Le biblioteche di cui si parla adesso, dunque, possono essere biblioteche anche senza libri: le biblioteche del presente e del futuro, dove il supporto tecnologico definito libro non ha più un ruolo essenziale o centrale, e nemmeno i nuovi supporti – più o meno materiali – delle risorse elettroniche.
Le biblioteche sono costituite dalle proprie più pure funzioni di ricerca, identificazione e selezione dei contenuti, dell’infomazione e della conoscenza. Non è una contraddizione in termini la ‘biblio-teca’ senza βιβλίον, si tratta solo di mettere l’accento non esclusivamente sui supporti che registrano i contenuti del progresso culturale umano – libri, DVD, e-book, siti web eccetera. L’accento va posto soprattutto sulle funzioni realmente identificative e insostituibili delle biblioteche, che possono esistere senza libri, senza supporti magnetici o ottici, e pure senza computer – dato che ogni persona può accedere alle risorse dal proprio device –, ma non senza la capacità di ‘mediare’ tra l’offerta in crescita esponenziale di informazioni su tutto e il bisogno specifico di sapere che ha ogni persona desiderosa di accrescere le proprie conoscenze.
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